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la nostra felicità è quella dei nostri figli
sono loro il nostro futuro...
corrompere, approfittarsi, distruggere
l'innocenza di un bambino
è un delitto che non ha pari,
non ha nome, non avrà mai il modo
di riparare il danno commesso
di una vita in fiore.
Ben sappiamo che i bambini sono bersagli non solo sessuali dei maniaci: per ricambi di organi, per venderli all'asta di coppie sterili senza figli, per far con loro riti satanici e infine per abusare sessualmente di loro. Tutte azioni deplorabili e ignobili, di una crudeltà infinità come è infinita la bellezza dell'infanzia di una qualsiasi persona.
Anche se un individuo raggiunge la sua maturità sessuale tra i 13 e i 15 anni, noi consideriamo comunque una pedofilia la cosiddetta efebofilia, cioè l'attrazione sessuale per i giovanotti nella tenera età della pubertà perché anche se una ragazzina di 15 anni è ormai adatta per procreare e rimanere incita, non lo è senz'altro consapevole di maturità mentale per comprendere l'intricato mondo dei sentimenti mischiati col sesso.
L' efebofilia e ninfofilia o «sindrome di Lolita» è comunque una deviazione psichica sessuale, una persona matura di mente non potrebbe rapportarsi alla pari in un confronto con una ragazzina o un ragazzino non maggiorenne.
Persino il termine 18enne (maggiore d'età) è una denominazione legislativa e socialmente normativa, ma il 99% dei casi, anche se ormai non più punibile per legge, un uomo di 40anni non può che pilotare una ragazzina di 18; ovvio a questo punto è chiaro capire che quello che ha 40anni e la pensa così, di cervello ne avrà meno della sua 18enne Lolita o ragazzino che sia. Infatti i pederasti pedofili o efebofili hanno una psiche molto bambina, traumi spesso infantili persino infanzie negate e a sua volta violentati o stuprati, sono persone da curare.
Guardate attentamente la foto seguente:
E' una foto di una ragazza, come in tantissimi siti ( esempio, clicca questo) dove le ragazze vengono spesso spacciate per 18enni, ma in verità, dopo una ricerca della foto ( quando fu scattata e quanti anni presume di avere la lei del profilo ) te ne accorgi che ha 16anni, quindi minorenne.
Ovvio nella foto si vede che le sono crescite più in fretta le tette che i denti, ma a qualunque uomo a cui funzione bene gli ormoni maschili, non può non trovare attrattiva, o almeno alquanto bella dolce e sensuale una ragazzina come questa. Molti se non sanno l'età vera o credono ( a favore loro) che ha 18anni, non se ne fanno nessun scrupolo di coscienza, ma appena sanno che è minorenne per molti le cose si complicano, la coscienza punge e la paura cresce.
La rete è piena di queste tentazioni, sono le stesse minorenni senza nessun controllo né educazione né guida da parte dei loro genitori che mandano a pallate foto e video al limite della censura (anzi spesso del vero porno), eppure sono tutte minorenni.
E' pur vero che questa ragazzina nel medioevo, a 16 anni, sarebbe già stata sposata e madre di uno o due bambini, trombatrice al buio o al barlume di candele, ma ben sapiamo che anche se il moralismo è un condizionamento mentale e una legge sociale, ciò che dovrebbe contare per una mente sana e lucida, è la capacità di mettersi in confronto e rapporto con la persona che ti sta davanti e chiederti se l'altro è capace di INTENDERE e VOLERE alla pari di te.
La pedofilia non si annida soltanto nel cuore di persone buttare allo sbaraglio di una castità forzata e repressa, piuttosto che maturata e facoltativa, come avviene nel mondo di tanti (ma non tutti) consacrati religiosi frustrati (queste parentesi per evitare di farne il solito luogo comune dell'ignoranza: tutti i preti sono pedofili, perché...) ... la pedofilia si annida anche in focolari famigliari dove padri padroni despoti commettono incesti atroci con e contro i propri figli. Non è quindi una prerogativa o monopolio dei preti (smettiamola con queste idiozie di generalizzare e far di tutta l'erba un fascio) perché il pedofilo si può nascondere dietro il volto di chiunque: il maestro all'asilo, il medico di famiglia, il nonno il cognato lo zio ... chiunque!!!
Sul turismo sessuale alla ricerca di minorenni ne abbiamo parlato altrove.
Anche se le autorità oggi in rete sono molto attente a combattere la pedofilia, c'è un genere di porno manga chiamato Koonago, un genere hentai molto ricercato, che consiste nel simulare atti sessuali tra giganti ed essere piccoli.
Però spesso sotto le sembianze di bamboline e donne piccole si possono davvero intravedere bambini e bambine quando i gigante assumo sembianze umane e le bambole diventano bambine ( le cui fotografie evitiamo di mettere in questo nostro sito).
Per non parlare poi del genere incesto le cui foto sono esplicitamente pedofile e circolano liberamente in rete come se niente fosse (davvero un pericolo per i più piccoli sia di età , i bambini, sia di cervello, come i maniaci sessuali). Dunque se siete genitori, controllate ai vostri figli il genere di cartoni animati manga e hentai, perché in Giappone viene accettato il genere Lolicon e Shotacon (che sarebbe l'efebofilia, l'attrazione per ragazze = Loli.ta e ragazzini =shota, nella loro pubertà), quindi una vera e propria pornografia infantile senza alcune censura.
I preti e la pedofilia
Premessa: a continuazione cito un brano che purtroppo on so la sua fonte, ma la verità è universale e anonima, come Dio...
Perché i preti diventano pedofili? Molti penseranno che sia uno degli effetti del celibato forzato, ma se dipendesse semplicemente da questo, dovremmo osservare somiglianze statistiche con analoghe situazioni di castità obbligatoria, cosa che non risulta. Del resto, se la condizione di celibato diventasse insostenibile per il prete, perché non ripiegare nella normale eterosessualità adulta, più o meno clandestina?
No, certamente il comportamento pedofilo non può essere spiegato con la semplice repressione sessuale, nemmeno se esasperata e prolungata negli anni.
Sebbene la pedofilia sia un crimine particolarmente odioso perché colpisce le vittime più indifese e disarmate, va tuttavia detto che essa evidenzia uno stato di regressione psichica da parte di chi la mette in atto.
Un pedofilo non è mai completamente adulto, bensì cerca, a livello inconscio, di rievocare simbolicamente la sua stessa infanzia. La mancanza di maturità sessuale da parte dei preti, che l’esperienza del seminario non ha certo potuto permettere, potrebbe aver “fissato” lo stato evolutivo psichico ad uno stadio preadolescenziale. Poi la chiesa MADRE che è psichicamente oltre che protettiva invadente e castrante li rende spesso immaturi, perchè per loro la gonna di mamma chiesa è tutto e senza quella protezione si sentono persi, smarriti.
Questa interpretazione narcisistica del comportamento pedofilo dei preti sarebbe confermata dall’osservazione dell’età media delle vittime, spesso compresa fra gli 8 e i 12 anni. Va anche sottolineato che nella quasi totalità dei casi si tratta di pedofilia omosessuale, ed anche questo elemento ci fa capire come il prete pedofilo abbia pesanti conflitti da risolvere con sé stesso, con la propria sessualità, con la propria storia e soprattutto con la propria identità.
La pedofilia è comunque un fenomeno estremamente complesso, non è semplicemente espressione di tendenze regressive infantili negli adulti (altrimenti i pedofili sarebbero milioni!).
Va considerato un altro fondamentale aspetto: il rapporto sado-masochistico. Anche qualora non vi sia violenza, è innegabile che il pedofilo, per sottomettere la vittima, faccia leva sul suo potere adulto e sulla sua superiorità fisica e psicologica.
E’ anche evidente che lo scopo del pedofilo non è di procurare piacere, ma di ottenerlo, anche usando la propria preda come fosse un giocattolo inerme. C’è dunque una notevole componente ideologicamente autoritaria nella pedofilia. Un autoritarismo che si esprime come un bisogno di possessivismo morboso, invincibile, da cui non ci si può sottrarre.
E’ estremamente significativo che in molti episodi riportati dalle cronache, si nota che i preti pedofili generalmente non prendono particolari precauzioni per nascondere i propri perversi comportamenti. Nel loro delirio di onnipotenza (che è anch’esso di origine infantile e gerarchico) essi preferiscono contare sulla omertà delle proprie vittime piuttosto che sul mettere in atto i comportamenti devianti in contesti protetti, magari lontano dal proprio ambiente.
A questo punto possiamo avanzare un’ipotesi che forse dà un senso logico a tutto quanto esposto precedentemente, e che potrebbe almeno in parte spiegare il ricorrente nesso fra comportamento pedofilo e condizione di prete.
Riepilogando, abbiamo analizzato le principali componenti della pedofilia e abbiamo riscontrato regressione, autoritarismo, possessivismo morboso. Guarda caso, si tratta dell’essenza più intima della teologia cattolica!
Il cattolicesimo, fra tutte le religioni del mondo, è infatti quella che offre al popolo il maggior numero di simboli infantili: non a caso il personaggio più proposto, più venerato, più rappresentato e rispettato è una mamma. Poi, proprio come si fa con i bambini, vengono continuamente propinate promesse, minacce, premi e punizioni. Raramente, o forse mai, si parla di responsabilità personale o di libere decisioni, quelli sono comportamenti troppo adulti, i cattolici possono solo osservare, seguire, credere, aderire, obbedire, confessare, pentirsi, ecc.
Sempre a proposito di regressione infantile, si osservi che il principale rito cattolico, nonché il comportamento più meritorio e sacro, è un comportamento “orale”, cioè l’eucarestia. Che i buoni cristiani debbano fare la comunione tutte le domeniche ricorda incredibilmente un vecchio luogo comune: “i bambini buoni mangiano tutta la pappa”. Non solo: nella liturgia cattolica si insiste, non a caso, sul fatto che l’ostia debba essere “imboccata” dalle mani del sacerdote, e non presa in mano dall’adepto. Come accade con una mamma che nutre un bambino che non sa ancora tenere in mano il cucchiaino.
Pochi hanno notato che, a suo tempo, ci fu un richiamo di papa Wojtyla proprio su questo argomento, ovvero dell’ostia “imboccata” dal prete, dato che molte chiese si stavano disinvoltamente protestantizzando su questa formalità apparentemente insignificante, distribuendo ostie direttamente nelle mani dei fedeli. Ma alla chiesa certi dettagli non sfuggono, perché ne conoscono l’enorme portata psicologica.
Ed è infatti così che la chiesa vuole che siano i suoi sottoposti: inermi, inconsapevoli, bambini che si abbandonano ciecamente nelle mani di una autorità protettiva e consolatoria. Bambini che non sanno nemmeno usare le proprie mani. Guarda caso, anche i pedofili hanno bisogno di soggetti passivi ed inconsapevoli. Curioso vero?
Sta di fatto che il bambino stuprato, vittima del pedofilo, magari del prete-pedofilo, è quindi una metafora del cattolico perfetto: sottomesso, timoroso, silenzioso, fiducioso che ciò che accade è per il suo bene.
Il prete pedofilo non cessa dunque di essere prete (“Tu es sacerdos in aeternum”), anzi, forse esprime nella forma più eloquente ed esplicita quella ideologia che la sua mente ha assorbito da anni e anni, finendo per identificarsi con essa. Avete notato? I preti pedofili se scoperti non lasciano mai il sacerdozio, a differenza dei preti che hanno avuto delle “banali” relazioni con donne. Inoltre, difficilmente vengono sospesi dalle celebrazioni religiose, tutt’al più vengono trasferiti “per non dare scandalo”.
Ora sappiamo perché: la pedofilia esprime in realtà ruoli e significati profondamente ed intimamente “cattolici”, sebbene il prete pedofilo abbia il paradossale ruolo di essere contemporaneamente vittima (sia dei suoi problemi personali che di una ideologia oggettivamente nociva per l’equilibrio psichico) e carnefice (perché commette abusi senza preoccuparsi dei danni indelebili che procura agli altri).
La dinamica “prete pedofilo-bambino” è dunque una efficace metafora del rapporto fra la chiesa e i suoi fedeli, fra l’istituzione possessiva e autoritaria, e i suoi seguaci ingenui e “bambini”.
Tra l’altro la chiesa, battezzando bambini inconsapevoli, e indottrinandoli sin dalla scuola materna, a ben vedere mette in atto le stesse tecniche di adescamento usate dai pedofili, che infatti fondano la loro seduzione proprio sulla non conoscenza, sulla non consapevolezza e persino sul senso di timore riverenziale che la vittima avverte “dopo” l’avvenuto “battesimo” (in questo caso il termine va interpretato con un doppio senso).
In entrambi i casi, questi bambini “vittime” (sia di pedofili che di chiese pedofile) sanno provare solo sensi di colpa, e non l’opportuno e sacrosanto diritto alla propria integrità mentale e fisica. Infatti, come tutti gli psicoterapeuti sanno bene per esperienza professionale, ricevere una educazione rigidamente cattolica non lascia minori conseguenze negative nella personalità rispetto agli effetti dei traumi psicologici che derivano dal subire episodi di pedofilia. Anzi forse questi ultimi, essendo tutto sommato più circoscritti, possono essere superati più facilmente.
Un’altra analogia simbolica fra pedofilia e cattolicesimo la troviamo, nientemeno, nella messa. Che cos’è la messa? La rievocazione del sacrificio di una vittima innocente! Il rito del cosiddetto “agnello” che viene sacrificato sull’altare “per l’espiazione dei nostri peccati”.
Un prete, dunque, che celebra la messa, drammatizza simbolicamente (per la teologia cattolica addirittura materialmente) il “sacrificio di una vittima innocente”. Potremmo paradossalmente dire che anche i pedofili “sacrificano vittime innocenti”. Questo è molto importante perché è il cuore dell’ideologia cattolica. Abituare la propria mente a pensare che sacrificare vittime innocenti sia un rituale sacro, positivo, espiatorio, purificatore e da cui scaturisce il bene, può certamente confondere l’inconscio, “abituandolo” a concezioni sottilmente perverse e sacralizzate.
Il prete pedofilo, stuprando bambini, per quanto spaventoso e deviante possa sembrare, non fa altro che “celebrare una messa”, usando simboli diversi ma evocando significati analoghi, ovvero: la vittima innocente va sacrificata. Il suo sangue non è la prova della violenza umana, al contrario, esso ci “lava” e ci purifica! Del resto, cose simili accadevano anche in molti antichi riti religiosi. Quanti poveri animali sono stati torturati, dissanguati e uccisi affinché i sacerdoti si illudessero, in tal modo, di ripulire sia la propria coscienza che quella altrui!
Possiamo infine concludere che il pedofilo, sia esso prete o no, è una persona con gravi problemi, che in modo irrazionale, deviante e purtroppo dannoso per gli altri, cerca sé stesso e la sua perduta identità sessuale. Nel caso in cui il pedofilo sia un prete, la situazione è resa ancora più complessa a causa della nefasta influenza psichica di quella teologia che è stata oggetto dei suoi studi, della sua formazione e della sua vita.
L’omertà della chiesa, e le sue solite negazioni dell’evidenza, oltretutto, impediscono a questi preti di essere curati, supportati da specialisti della psicologia, magari portati in psicoterapia. E perché no, studiati di più, affinché si possa tentare di prevenire il continuo ripetersi di questi fenomeni.
Evidentemente la chiesa preferisce tenersi dei preti pedofili, che continueranno a fare vittime innocenti, piuttosto che correre il rischio di confrontarsi con delle menti liberate


















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