sabato 21 maggio 2011

M ... MORALISMO




angeli asessuati,
 corruzione spirituale del sesso


Mentre le puttane vogliono sapere qualcosa su Dio,
i preti vogliono sapere qualcosa sul sesso.
I tempi davvero stanno cambiando:
Cos'è oggi la trasgressione?
Rimanere fedeli.



   Se volete parlare con un cinese è indispensabile capire il cinese, la sua lingua... quindi se vogliamo approfondire l'amore e il sesso è altrettanto necessario capire la mentalità che ha plasmato l'occidente, cioè il cristianesimo!; quindi vi chiedo scusa se dovrò parlare di religione, di Gesù cristo, di moralisti  e di parole un po‘ scomode, ma la radice del tabù del sesso, dei sensi di colpa, delle remore, degli steccati morale che impediscono una vita sessuale libera (non per caso alcuni, come gli scambisti, come gli amanti, come coloro che vivono il sesso libero ed altri, devono vivere nella clandestinità la loro sacra libertà) hanno la radice proprio in questo pseudo indottrinamento religioso che ha imprigionato la coscienza da secoli . 



   
Per la morale cristiana l'amore e il sesso sono indivisibili, tutt'uno, per cui senza l'amore il sesso è PECCATO: Questa teoria, rafforzata violentemente tramite le sacre scritture (che dicono il contrario, perchè per la Bibbia il sesso è sacro non diabolico, vale a dire che il sesso l'ha fatto Dio non il diavolo), ha deformato per secoli la concessione e i costumi della sessualità umana occidentale, facendo diventare il sesso un tabù e l'istinto sociale sessuofobico, cioè pauroso e morboso nei confronti di tutto ciò che è il corpo e le sue emozioni.

  














 E' stata una falsa spiritualità cristiana a far diventare l'amore IRREALE angelico eterno perfetto paradisiaco (l'amore senza sesso non è per gli uomini ma per gli angeli) quindi platonico, fregature per comuni mortali che dormono accanto a un compagno di carne                                                                                       ed ossa e non dormono con immaginette di carta nè statue di gesso (come i prelati che hanno 
governato la coscienza sessuale per secoli nella nostra società). Il sesso senza l'amore fa parte della natura NORMALE dell'essere umano che è in parte ANIMALESCA (perchè l'essere umano fa parte del regno animale, dentro ognuno di noi c'è anche una bestia) ovvio sta alla nostra ragione e  al nostro sentimento addomesticare questo istinto animale, ma la falsa religione non addomestica la bestia bensì la uccide (la demonizza, quindi il sesso è sporco... che assurdità) rinchiudendo questa povera bestia in gabbie di remore sensi di colpa e repressioni le nostre emozioni più pure e più belle, quelle del corpo nel nome dell'anima. Che contrazione, proprio la religione che professa che DIO SI E' FATTO CARNE,cioè materia, corpo, passioni... Povero Gesù quanto sei stato tradito e tergiversato!... Il sesso è sacro, puro, divino, artistico. 


  
  Per quanto possa sembrare contraddittorio, la colpa di questo labirinto senza uscita è del cristianismo, perché esso ha fatto vedere il corpo come una dimensione corruttiva, immanente, pura materia, diversa dall’anima, trascendente, trasparenza astratta, quindi quando andremo in cielo, nello spirito, saremo asessuati, il sesso non ha un fondamento nella nostra essenza interiore né spirituale, ma la verità è tutto il contrario: il sesso è anche in Dio, perché se siamo stati creati a sua immagine e somiglianza, il sesso è una parola di Dio su Dio stesso da scoprire, come il corpo umano nella sua nudità, perché anche la Carne è in Dio come lo ha dimostrato Gesù di Nazaret che fu tentato anche dai desideri della carne come lo dimostra il vangelo, quindi sarebbe ora di dare al sesso puro la sua dignità umana che le è stata tolta a scapito di quella angelica e falsamente religiosa.



   

   Il cristianismo per questo ha tradito Gesù, egli invece ha incarnato la spiritualità nella sua umanità, Dio nell’Uomo, il cielo in una terra fatta di pace e d’amore, ha fatto del suo corpo cibo (come le puttane) del suo sangue vino (come i perduti nei vizi del piacere), una figura psicologica nella quale si ripristina un certo cannibalismo spirituale (mangiate il mio corpo e bevete il mio sangue, disse Gesù nell’ultima cena), attraverso il quale noi avremmo potuto intendere il vero senso del sesso e dell’amore umano, ma (peccato…!) i condizionamenti sociali, la manipolazione della parola da parte del potere politico religioso, ci hanno finora mantenuto occulto un tesoro di ineguagliabile valore. 
   Viviamo in una società malata di sesso, ma scopare non è la medicina adatta, e neppure la continenza … allora?


   SGUARDO STORICO O MORBOSO ?


 L’essere umano deve essere visto, inteso ed analizzato entro i limiti ed i parametri del tempo e della cultura in cui è stato formato. Se uno vuol studiare i pesci e poi li tira fuori dell’acqua, ovviamente otterremo dei risultati molto sbagliati. Se oggi diciamo che Simund Freud ha centrato la sua teoria psicologica fissandosi troppo sul sesso e poi dimentichiamo che è vissuto nel pieno della nevrosi vittoriana, perdiamo di vista il suo tempo, la sua mentalità e quindi la tipologia dei suoi pazienti; se diciamo che Kart Marx era anticlericale, ma dimentichiamo che la chiesa del suo tempo era corrotta di borghesia e nepotismo, perdiamo di vista la centralità della sua critica. Goethe diceva che per conoscere profondamente il pensiero di una persona, dovremmo conoscere persino dove è nata quella persona, la sua città, la sua lingua, le sue consuetudini, ecc


Vediamo un esempio specifico:

 Un aborigeno dell’amazzonia e un giovane europeo guardano uno striptease: l’aborigeno si addormenta, mentre il giovane europeo s’arrapa, l’aborigeno russa, l’europeo strilla sbavando… perché? Perché l’aborigeno è abituato a vedere le donne nude, l’europeo no; l’aborigeno avrebbe pagato invece per vederla come si veste, come riesce a mettersi addosso tanti panni. Per l’europeo è peccato di lascivia guardare uno streaptease e ne sente poi il rimorso, l’aborigeno non sente nulla pur avendo la stessa coscienza, ma non la stessa formazione. Subentra qui il senso del relativismo: il peccato non sono le cose o le azioni in sé, bensì il come vengono vissute queste azioni, in base alla nostra concezione culturale e formazione morale. Ma qual è allora la formazione e la concezione giusta? Perché un occidentale si sente in colpa essendo poligamo mentre un orientale si sente sfigato essendo monogamo? Perché un ragazzo dell’oratorio piange dopo essersi fatto una sega, mentre un hippy non vede l’ora di masturbarsi di nuovo? Perché il bacio tra due uomini in Russia è segno di galateo, mentre in america latina è una dimostrazione di passione omosessuale? ... la verità è assoluta, ma la formazione veritiera è relativa, allora come fare compatibili le due dimensioni?



   Coloro che hanno la mente sana, sanno che la verità non è relativa ma assoluta e soltanto una sola: 2+2=4. Non ci possono essere due o più verità, 2+2 non è 4.5 e neppure 3.9 e tanto meno 5, ma soltanto 4. Le persone razionali e mature cercano di confrontarsi con questa verità assoluta e unica, anzi la cercano, si mettono in gioco, fanno mille esperienze finché non la trovano, rischiando anche di sbagliare. Le persone immature si fanno la propria morale e credono che è vero quello che loro pensano e vogliono, si fanno la loro religione, il loro Dio ad uso e consumo secondo il loro capriccio, chiamando questo relativismo assurdo liberta di pensiero e d’espressione. 




   Ecco il perché nel nostro mondo d’oggi, ogni persona rischia di essere un’isola relativa piuttosto che un universo assoluto. E’ impossibile pensare che in quest’ambiente si possa creare l’unione, la fratellanza, la pace, l’armonia, la felicità … tutti frutti di un buon albero che non ha nemmeno una radice di egoismo personalizzante relativistico. 








   Quando una persona è reo e giudice nello stesso tempo, il reo sarà sempre libero ed innocente, nessuno condanna se stesso, ecco il perché oggi molte persone ritengono di fare sempre il giusto, sono sempre innocenti secondo la loro morale relativa. Se ognuno ha un suo pensiero e una sua categoria mentale, tutti viaggiano su coordinate diverse, impossibile quindi anche il dialogo che s’instaura su punti d’intesa e di confronto aperto.

   Oggi l’inculturazione è un movimento che mette in crisi i nostri schemi assolutistici, perché noi occidentali, per esempio, abbiamo una coscienza formata secondo certi canoni che sono stati dettati da una cultura e da una morale cristiana che, però, non sono validi in altre culture: per noi il pane è simbolo del prodotto della terra e del sudore dell’uomo, quindi atto per l’eucaristia, ma per i cinesi il pane non ha nessun significato, loro nella messa voglio consacrare il riso, il che è uno scandalo per la chiesa cattolica; per alcuni latinoamericani il vino è roba per ubriachi, quindi non adatto per rappresentare il sangue di Cristo. Lo stesso vale per il sesso e persino per l’amore, un esempio strepitoso è la mentalità d’alcuni popoli africani, dove l’amore non ha nulla a che vedere con la famiglia, quindi tanto meno con il sesso: si fa del sesso con chi ti garba senza perciò avere legami sentimentali, si hanno figli per caso ugualmente senza averne dei legami intimi tra i genitori e si ama qualcuno in maniera speciale senza che questo qualcuno sia il padre o la madre dei tuoi figli e nemmeno la persona con la quale ti garba di più fare sesso. In un contesto del genere, come possiamo noi cristiani occidentali credere che la nostra dottrina abbia spazio e criterio valido? 

                                                          




   Con quale rischio può una persona occidentale infatuarsi di una persona di un’altra cultura, come la suddetta, ed illudersi di mettere su famiglia e trovare l’amore della sua vita, quando dall’altra parte le coordinate mentali sono totalmente diverse? A livello puramente fisico, un rapporto sessuale tra un uomo arabo e una donna americana, è fattibile nella sfera animale dell’accoppiamento, però a livello mentale possono sorgere dei grossi contrasti tra le tendenze misogine dell’arabo e quelle femministe dell’americana; se è già complessa ed ardua l’unione e l’integrazione di due persone appartenenti alla stessa cultura, figuriamoci quanti ostacoli possono nascere tra un asiatico e un latino, tra un africano e un nipponico, tra un europeo e un arabe… non che sia impossibile, ma sono dei rapporti atti soltanto per delle persone molto mature, aperte, intelligenti, serene ed equilibrate. 

   
   San Paolo nella Bibbia disse: “Io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto: non desiderare… senza la legge, infatti, il peccato è morto e io un tempo vivevo senza la legge. Ma sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita e io sono morto (ecco come la religione può monopolizzare le coscienze!); la legge che doveva servire per la vita, è divenuta per me motivo di morte” (Romani 7,7-10). In altre parole, se l’aborigeno di prima diventasse cristiano europeo, incomincerebbe a vedere il peccato dove non c’era: nella nudità della donna che esegue lo striptease e in tutte le donne nude della sua tribù. Si racconta che i primi missionari nell’america latina, portarono casse piene di reggiseni per le indiane, queste si appendevano al petto quegli stracci strani pensando che fossero dei trofei, senza pensare minimamente al pudore che i religiosi volevano seminare malsanamente nella loro coscienza: i morbosi erano i missionari che vedevano il male dove non c’era minimamente per le indiane. 


Col tempo, nel nome di un falso pudore, le indiane hanno conosciuto il senso della vergogna quando spuntava un loro capezzolo in pubblico. Ragione aveva quindi Gesù quando disse che per un occhio puro tutto è puro, invece per un occhio sporco tutto è sporco; il peccato non è fuori di noi nelle cose, ma è dentro di noi, nel modo in cui noi vediamo e viviamo le cose. Non ci sono cose peccaminose, peccaminoso è il modo in cui noi guardiamo le cose o agiamo in confronto ad esse.

   E’ stata la legge morale di portare il reggiseno ciò che ha creato il peccato morboso di lussuria avida, il feticcio delle tette nude, come spiega san Paolo (anche se dopo egli stesso si contraddice): “Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi” (Romani 2,14). 


Però come abbiam visto, alcuni aborigeni o pagani, agiscono secondo la loro legge naturale, secondo la loro coscienza (relativismo?) eppure la loro condotta non è conforme alle leggi cristiane, e ciò smentisce quanto san Paolo aggiunge al suo testo: “Essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza” (Romani 2,15). Se, dunque, la coscienza di una donna indigena, non la fa sentire in colpa perché ha sempre le tette scoperte, perché allora la legge morale cristiane le impone di coprirsele? Non ci resta che ipotizzare che, la morale cristiana nel nome della verità assoluta, spesso ha infuso delle norme che non sono che relative nella coscienza delle persone, non sono verità divine, ma comportamenti dettati dal parere umano, dalle circostanze sociali e culturali, dunque sempre discutibili e relative. 


                                                                  
    


Per la morale cattolica la masturbazione è un peccato, per certi aborigeni andini è tanto normale come fare la pipì. Alcuni popoli andini ritengono che, così come si riempie la vescica e ci vien voglia di fare la pipì, così si riempiono i testicoli e ci vien una voglia naturale di eiaculare: se è da handicappati farsi la pipì addosso, è da scemi trattenersi da un rapporto sessuale ed aspettare una polluzione notturna o un orgasmo onirico forzato dall’incoscienza del sonno per non sentirci in colpa (come raccomandano i confessori puritanisti). 




Se il sesso non si sublimizza al posto di una dedizione spirituale, rimane un bisogno prettamente fisiologico che, se non lo si soddisfa, s’incorre nel rischio di andare incontro a degli squilibri psicologici: isteria, nevrastenia, nevrosi caratteriali di ogni tipo, persino il sadismo e la violenza. Lo diceva già sant’Agostino: “Levate le prostitute da un paese per un breve periodo, e vedrete che quel paese ben presto scoppierà nella guerra e nella violenza”, perché il sesso, in molti casi (ahimè, persino all’interno d’alcuni matrimoni), è un ammortizzatore di forze negative e strane, di stress, di violenza, di frustrazioni malintese e mal indirizzate. 

   Se un popolo non prova rimorsi per una determinata pratica, che per noi invece è peccaminosa, la coscienza aperta, matura, libera, non cerca di seminare il suo morbo nell’altro che non ce l’ha, imponendo la propria morale, ma cerca di capire il punto di vista dell’altro, perché se c’è più libertà nell’altro, ciò significa che ci deve essere anche una verità da scoprire. La regola aurea e matematica del vangelo è questa: un albero buono dà frutti buoni, quindi se una persona agisce in una determinata maniera e vive bene con se stessa (lo si vede dalla sua pace interiore, dal suo carattere, dalla sua maturità, dal suo equilibrio, dalla sua misericordia e tenerezza) allora non dobbiamo giudicare affrettatamente i suoi comportamenti diversi, ma analizzarli, perché sicuramente lì ce dell’altro, del vero, dell’assoluto, del divino, anche se a noi possa sembrare strano. La verità assoluta è immune dalle etichette religiose, possiamo trovare una frase veritiera tanto nella Bibbia quanto in un fumetto di Micky Mouse.


   Se noi vogliamo entrare fino in fondo nel cuore dell’essere umano, dobbiamo lasciare da parte le nostre misure ed esseri aperti di cuore e di mentalità, perché la mente è come i paracaduti, funziona soltanto quando è aperta. Dovuta la delicatezza di certe tematiche e soprattutto l’impossibilità di certuni di poter condividerli, sarebbe meglio seguire il consiglio di Paolo: “Beato chi non si condanna perciò che egli approva”, (Romani 14,22b), l’approvazione però è il frutto di una profonda convinzione e non di una superficiale pratica sociale e culturale che tutti fanno per sentito dire o per tradizione. Se per una donna è giusto stare nuda sulla spiaggia, deve restare nuda per rimanere se stessa, altrimenti offenderebbe Dio, perché andrebbe contro la propria coscienza; “ma chi è nel dubbio… si condanna, perché non agisce per fede. Tutto ciò che non viene dalla fede è peccato” (Romani 14,23) I dubbi perciò vanno eliminati, non importa se sia la stessa religione ad infonderceli, dobbiamo discernerli e scartare quello che non ci dia pace e libertà di spirito. 


   Ecco qui la gran difficoltà della coscienza umana: essa deve essere formata, ma in conformità a quali parametri? Se la verità è UNA SOLA, non dobbiamo però credere che ci sia un'unica forma di presentare tale verità. La verità è come un diamante, è uno solo, ma formato da tante sfaccettature. Per conoscere, valutare e giudicare la condotta umana, bisogna presentarla in tutte le sue possibili forme e sfumature. Finora la cultura occidentale (soprattutto ecclesiastica) è stata affetta dalla miopia di pensare che è giusto soltanto quello che lei conosce, crede e vede, rivelandoci così il suo complesso di superiorità psichico-sociale, residuo del trauma imperiale medioevale. 


   Dal rinascimento in poi, l’Europa cristiana fa ancor fatica a pensare che esistono migliaia di culture che sono esistite senza il suo consenso o dissenso e, ancor peggio, è stato il loro Dio cristiano a far nascere queste persone in mezzo ad altre mentalità dove, secondo le sue norme cristiane, sono degni di dannazione, perché poligami, omosessuali, feticisti, atei, incestuosi, cannibali, e via dicendo. La colpa quindi sarebbe di questo “Dio” strano che ha dato la vita a questi popoli stranieri, pieni di difetti, sicché il suo popolo eletto potesse elargire conoscenza, santità e giustizia, come se gli altri fossero un bottino per l’evangelizzazione cristiana. Quest’immagine appartiene al passato, al Dio burattinaio e agli uomini pupazzi. Basta però ricordare che quel popolo eletto, nell’antichità, come lo dimostra l’Antico Testamento, era soggetto alla poligamia (Giacobbe con quattro mogli) e alla guerra santa (Israele uccide tutti i cananei nel nome di Dio), pratiche approvate dallo stesso Dio degli ebrei. 



Queste contraddizioni sono sufficienti, per una mente lucida e per riflettere che, forse il sesso, come ogni rapporto interpersonale dentro e fuori la coppia, è sempre stato determinato da fattori esterni, per rispondere alle esigenze della società politica e religiosa, piuttosto che dai bisogni stessi delle persone singole. Ecco il perché oggi, quando la coppia scopre che si sta evolvendo la sua struttura a livello sociale, chiedono non solo un’apparente stabilità sociale (ecco il perché vengono meno le strutture del matrimonio tradizionale), ma sentimenti indipendenti dalle norme, sensazioni appaganti al di fuori degli schemi convenzionali, esperienze quindi uniche e soprattutto intense… (come lo il sesso libero senza amore per esempio).

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