P ... PROSTITUZIONE
La prostituzione
porca puttana, prega per me puttaniere
Perché io sono la prima e l’ ultima
Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine,
Io sono la madre e la figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono la donna sposata e la nubile,
Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
Io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità,
Io sono la Madre di mio padre,
Io sono la sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figliolo respinto.
Rispettatemi sempre,
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.
III- IV secolo avanti Cristo,
rinvenuto a Nag Hammadi, Egitto.
(Inno a Iside)
Pur non potendo affermare con certezza che, come si suole dire, sia il mestiere più antico del mondo, della prostituzione si trovano notizie nel codice babilonese che data 2000 anni prima di Cristo. Tanto in Oriente che in Occidente, offrire prestazioni sessuali a pagamento è stata ed è una pratica molto diffusa che, in alcuni contesti, ha visto una diffusione crescente negli ultimi anni. Il sesso nell’antica però aveva la sua aureola sacra, la donna la Dea che partoriva e dava la vita; era ancora sconosciuto il ruolo dell’uomo nella fecondazione della donna, sicché la società era matriarcale, quindi la donna divina, fu quando l’uomo scoprì il suo ruolo determinante a fecondare che divenne il patriarcalismo il moto sociale e culturale.
In principio quindi la donna era la fonte del mistero, la sua attrazione sessuale era vista e vissuta come un RITO SACRO, nel tempo le mediatrice erano le sacerdotesse (prostitute sacre). Sotto forma di culto della fecondità (parto e allattamento = animale = donna = selvaggina = preda inseguita da cacciatori umani e divini), oppure di dono all'ospite come gesto di generosità o esibizione del dare, ma soprattutto come reiterazione del dono con cui gli dei avevano creato il mondo e dato la vita. La donna era l’anello di congiunzione di ogni azione, il legame di ogni rapporto sociale culturale spirituale. Le cose però cambiarono: Dall'esaltazione sacrale alla schiavitù postribolare, da risorsa economica coatta alla riconosciuta leicità dell'offerta, dalla disumanizzazione alla virtualità: la prostituzione di ieri a quella di oggi.
Il poeta Esiodo, VIII sec. a.C., parlando di "dannoso genere femminile" nello sfondo nell'ambito culturale della Grecia antica in cui sesso e fecondità aleggiano come mistero mai penetrato, dà luogo a quella perpetua oscillazione tra esaltazione e negativizzazione della donna. Il taglio della testa di medusa non è che un racconto simbolico del potere patriarcale di Perseo sul matriarcalismo antico. Tale cultura adotterà la logica maschile che confinerà la donna o nel ruolo rassicurante di sposa, madre o sacerdotessa, oppure immagine portatrice di disordine, perché in grado di esprimere con il corpo forti cariche di desiderio ma rifiutandosi, nel contempo, di assoggettarsi alle regole di una società regolata dall'uomo. Ne è trascorso di tempo da quando, nell'antichità, il mito della prima donna che andò a coincidere con il mito della Terra, depositaria di ogni seme e forza vitale, dette luogo alla prostituzione ritualizzata in una duplice versione.
La prostituta era comunque oggetto di grande rispetto. Erodoto narra che " in tempi passati la prostituta era una sacerdotessa dedicata agli dei e dandosi a qualcuno essa compiva un atto di adorazione. Era trattata con rispetto e gli uomini nell'usare di lei la onoravano" attraverso la prostituta l‘uomo aveva un contatto con il divino (un po’ come oggi molti credono di averlo andando a Fatima). E presso i babilonesi era legge "che almeno una volta nella vita le donne dovessero recarsi al tempio di Isktar (Afrodite) e lì concedersi allo straniero che, scegliendole tra le altre, gettava loro delle monete".
Provvidero (umanamente, non divinamente) i Padri della chiesa a fare ordine di quelle pratiche. Da Sant'Agostino a Tommaso d'Aquino sarà tutta una serie di invettive che bollano la prostituzione tra gli atti più immondi e a paragonarla alle fogne del palazzo "le fogne restano fogne, ma sono necessarie". Da allora le prostitute sono sempre state trattate come feccia della società; poco contava che fossero utili al Palazzo, erano invisibilmente presenti, condannate di giorno e frequentate di notte.
Però vi immaginate una città senza fognature?… ciò che non si è detto è che la MERDA, cioè la sporcizia del sesso l'ha creata proprio la religione moralista che negando al sesso la sua sacralità, lo ha reso demoniaco e peccaminoso. Era ovvio che le prostitute sacre del tempio fossero poi le stesse prostitute mondane delle strade in esilio. Le persone devono sfogare la loro animalità NATURALE, ma essendo stata negata questa possibilità, la frequentazione della prostituzione non è scomparsa, anzi si è duplicata e tenderà sempre a crescere di più finché la religione la consideri contro natura o immonda. Provate a levare ogni forma di prostituzione (anche il porno dalla rete) e vedrete come la società incrementa il suo tasso di violenza e crudeltà, perché anche se il paragone delle fognature è inumano, proprio le prostitute ammortizzano tanta repressione umana che sfogano i loro clienti. Le prostitute sono lo sfogo di energie negative sociali (un po come un talismano o un crocefisso per i demoni) sono essere umani di una qualità misteriosa che pochi riescono a percepire, senza i quali la società sprofonderebbe nella nevrosi più violenta e scatenata. Infatti, comparando gli stupratori e i non stupratori detenuti nelle prigioni americane, la grande differenza tra le due categorie in termini di fruizione pornografica è che i violentatori sono stati con maggiore probabilità puniti per aver guardato un porno da giovinetti.
Con il pio Carlo Magno si passa dalle parole ai fatti. L'imperatore, constatando che molti ginecei dei centri feudali erano ricettacoli di prostitute e la stessa reggia di Aquisgrana ne fosse infestata, emana nell' 809 il capitolare "De disciplina palazii aquisgraniensis" per effetto del quale le indesiderate ospiti vengono condotte nella pubblica piazza e fustigate. I Carolingi aggravarono via via le pene passando al taglio delle orecchie, al marchio col ferro rovente, all'immersione nell'acqua gelida.
Finalmente poi il mercato del sesso entra nel mondo del mercato del lavoro e dalle offende del tempio si fa forza un guadagno tipo stipendio, ovvio in nero clandestino perché vietata la prostituzione. Fu con Enrico II a Londra nel 1161 e Filippo Augusto in Francia agli inizi del XIII sec. riscoprono il "Ditterio", istituito a suo tempo da Solone (un vero e proprio ente di stato le cui entrate venivano versate nelle casse dell'erario), e inaugurarono i postriboli, le case cosiddette casino o bordelli. In tutta Europa si diffonderà un'ondata di legalizzazione postribolare connessa alle crescenti esigenze di autofinanziamento degli stati. E’ come dice un detto: la donna si siede su di una mina d’oro (la passera), per cui la lotta per questo potere di fonte economica divenne sempre più caotico e micidiale. Tra il XVI e il XVII sec. la prostituzione diventa espressione generalizzata di marginalità sociale.
Alla prostituzione "professionale e censita" si assomma una prostituzione coatta, latente e clandestina: un esercito di prostitute, di quella che Focault chiamerà la grande reclusione" che riempirà gli istituti di correzione, gli ospizi, le navi dei deportati nei possedimenti d'oltremare. In questo periodo e ininterrottamente sino ad oggi vigerà una correlazione che andrà ingigantendosi, in proporzioni geometriche, tra aumento delle classi povere e diffusione della prostituzione.
Negli anni che seguono il secondo dopoguerra e sino alla metà degli anni '80, in Italia e in Europa, la prostituzione, considerata fenomeno inalienabile, è stata sempre più concepita come comportamento individuale lecito, lasciato alla libera scelta delle persone che la esercitano, sufficientemente tutelata da forme di sfruttamento organizzato ( pappone o magnaccia ) che spesso rendono anche la prostituzione un commercio organizzato e non voluto dalle donne che diventano schiave (tratta di bianche).
Un film cult (tratto da un libro molto famoso in america latina) da non perdere sulla vita e il commercio della prostituzione, è "Pantaleon e le visitatrici"
L'ampia affermazione dei diritti della donna nell'ultimo quindicennio ha garantito anche alle prostitute un'appropriazione del proprio corpo, restituendo loro più ampi diritti personali e rendendole artefici della libera commercializzazione del proprio sesso, imprimendo così una spinta soggettiva ad un mestiere da sempre passivo, accettato come mezzo equilibratore tra persone (corpi), famiglia e società. Perché infondo, tutti siamo puttane, tutti ci vendiamo: chi vende la voce (cantante) chi vende l’immagine (la modella) chi vende illusioni (politici) chi vende parole e speranze (preti) chi vende sorrisi (comici), chi vende la forza delle proprie braccia (i contadini)… tutti noi ci prostituiamo
Alle soglie del terzo millennio, ci sono però dei profondi cambiamenti dove i ruoli tra prostitute e clienti subiscono alterazioni e trasformazioni drastiche. Molti sono i fattori che rendono clienti e prostitute sempre più in aumento:
1. La povertà … nei paesi sottosviluppo la donna non trova un’altra fonte di guadagno che nel commercio del proprio corpo. i Paesi ricchi dell'ovest europeo registreranno fenomeni di denatalità sono sempre più invasi da un'importante massa di votate alla prostituzione proveniente da quelle aree a forte espansione demografica quindi di povertà, già adesso non in grado di assicurare neppure sistemi minimi di sopravvivenza. Ondate di nigeriane, ghanesi, brasiliane, russe, slave, albanesi, filippine hanno già oggi sconvolto il mercato: sono disposte a fare tutto e a prezzi da saldo.
2. Mancanza di valori … Freud aveva sostenuto che l'uomo, il "cliente", prodotto storico della paura del rispetto per le donne e dei tabù, sviluppa la sua piena potenza solo di fronte ad un soggetto sessuale degradato. Negli ultimi anni il desiderio di degradazione si è sviluppato ed esteso in rapporto inverso alla capacità di contrattazione economica. Oggi le persone valgono non per quello che sono ma per quello che hanno, la prostituta non è nulla (ricordate è la fognatura secondo i padri della Chiesa), quindi non vale niente e la si può comprare. Coloro che spendono di più in fatto di sessualità si arrogano il diritto di ottenere degradazioni (travestiti, transessuali, pedofilia, libero scambismo). Il problema non è DARSI una ragione ma FARSELA.
3. Il consumismo … nella mentalità materialista del consumo il corpo è merce, quindi non ha un valore morale, umano, anzi è persino soggetto a scadenza (la tragedia delle prostitute anziane che devono far posto alle ragazzine giovani). Intanto i mass-media e l'etica del consumismo non parlano altro che di sesso, divenuto ragione di tutto. "Il potere dei consumi ha introdotto la necessità della libertà di coito. Ci si sente in diritto di consumare, di fare esperienze, di provare tutto. La libertà sessuale della maggioranza delle persone è un obbligo, un dovere sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità della vita del consumatore (A. Righetti)".
4. Prostituzione virtuale … E' il computer che gradatamente fagocita l'individuo, il suo schermo è il teatro della nuova sessualità, Internet è il laboratorio che fornisce la più nuova ed ampia degradazione all'io postmoderno. La mentalità collettiva diventa sempre più irreale, cioè virtuale, internet è un isola spesso di solitari, dove si cercano emozioni strane pur di fingersi compagnia. Il virtuale rende le persone anonime, quindi senza identità, ecco il problema: creature della mente offerte a viaggiatori non più in crisi d'identità, bensì ormai privi di identità. Poi quando L'esigenza amplificata del consumo conduce a crisi di identità, alla rarefazione delle pulsioni individuali, ad una impersonale segha mentale ed elettronica.
Soltanto in Italia (dove la politica deve salvaguardare la facciata con la convenzionalità della religone, la prostituzione è ancora causa di grande scalpore perbenista e di grandi scandali moralisti, ma per quanto le leggi cerchino di far capire che controllano il fenomeno del sesso a pagamento, non fanno altro che spostare la problematica su altri versanti:
Squillino le trombe e trombino le Squillo
Ecco un sito che merita di essere visitato (non in senso lato, non una scappatella veloce) ma in maniera approfondita, leggete i loro articoli, sono di una umanità sbalorditiva:
Viviamo in una società nella quale il diritto ad una libera sessualità è continuamente negato. Dall'insegnamento nelle scuole, al servizio militare, alle encicliche di Giovanni Paolo II sul matrimonio, alla sessualità dell'anziano, dell'handicappato, nelle carceri, la nostra vita è caratterizzata da una totale repressione di tipo moralistico-cattolico. Questo Stato, che per anni ha accettato le leggi repressive in materia di contraccezione,omosessualità, transessualità, informazione sessuale, continua a fare in modo che l'essere umano sia sempre meno libero sessualmente dalla culla alla tomba, rendendolo così più disponibile ad altre repressioni che riguardano la sua vita. È vero infatti che chi è libero dal punto di vista sessuale è meno disponibile a piegarsi ad ideologie totalitarie, a leggi repressive, ad accettare attentati alla qualità della vita, ad essere solo. Noi prostitute siamo l'immagine della società che ci ha prodotto, ma che ci consente di esistere solo se funzionali ad essa. Fino a quando siamo puttane, delatrici, quiescenti, ricattate vittime di un protettore che ci controlla e sfrutta veniamo tollerate, quando invece pretendiamo di usufruire degli stessi diritti riconosciuti a tutti i cittadini, quando pretendiamo il diritto alla nostra integrità fisica, all'assistenza sulle malattie o a pagare le tasse, veniamo perseguitate e ricattate con la minaccia di toglierci i figli, del ritiro della patente, del foglio di via nemmeno applicato per i mafiosi riconosciuti. La legge Merlin non ha risolto il problema, se di problema si tratta, della prostituzione e noi ne chiediamo la revisione; essa assieme al codice penale è complice di questa tragica situazione che fingendo di ignorare giuridicamente la prostituzione ne consente di fatto l'esistenza. Rivendichiamo inoltre il diritto ad usare e gestire il nostro corpo come più ci aggrada, in fabbrica come in strada, come donne, madri, sorelle, mogli, artiste, cittadine comunque della Repubblica Italiana.
Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute.
QUANDO LA PUTTANA E' UNA SANTA
In tutta la parte sud dell’India si possono trovare ancora migliaia di donne schiave del sesso, come risultato di un’antica pratica Hindu che santifica la prostituzione. Una Devadasi, che sta per “Serva di Dio,” è una ragazza che viene “offerta” dai suoi genitori come danzatrice al tempio. In realtà, una Devadasi è una giovane ragazza che viene venduta e costretta ad una vita di prostituzione, a volte per una cifra ridicola. Sebbene sia ufficialmente illegale, ci sono decine di migliaia di Devadasi che lavorano nei bordelli delle città, o vendono i loro corpi sulla strada, vittime impoverite del boom del commercio del sesso nell’India moderna. A venderle sono gli stessi genitori, sotto la credenza del sacrificio agli dei che non è altro che un palliativo per lavarsi le mani della coscienza e prendere i soldi del lavoro della passione venduta della figliola . ci sono ancora centinaia di bambine in tutto il paese a rischio di sfruttamento sessuale - e sono i genitori che fanno loro da papponi.In realtà in questa cultura sotto la scusa sacra del sacrificio si rende la prostituzione un'azione lecita, ma comunque dietro si nasconde sempre la cattiva intenzione dello sfruttamento. Dio in qualche modo è come le puttane perché lui si concede a tutti, ma lo fa per amore e gratuità e non per denaro o costrizione.
Cosa cerca un uomo dietro ogni donna?
Cortigiano: un uomo che vive a corte
Cortigiana: una mignotta
Massaggiatore: un terapista shatzu
Massaggiatrice: una mignotta
Un professionista: un uomo che conosce bene la sua professione
Una professionista: una mignottta
Uomo di strada: un duro
Donna di strada: una mignotta
Uomo senza morale: un politico un mafioso un criminale
Donna senza morale: una mignotta
Uomo pubblico: un uomo famoso, in vista
Donna pubblica: una mignotta
Uomo immagine: un uomo modello
Donna immagine: una mignotta
Uomo facile: un uomo con il quale è facile vivere e confrontarsi
Donna facile: una mignotta
Cortigiana: una mignotta
Massaggiatore: un terapista shatzu
Massaggiatrice: una mignotta
Un professionista: un uomo che conosce bene la sua professione
Una professionista: una mignottta
Uomo di strada: un duro
Donna di strada: una mignotta
Uomo senza morale: un politico un mafioso un criminale
Donna senza morale: una mignotta
Uomo pubblico: un uomo famoso, in vista
Donna pubblica: una mignotta
Uomo immagine: un uomo modello
Donna immagine: una mignotta
Uomo facile: un uomo con il quale è facile vivere e confrontarsi
Donna facile: una mignotta
Uomo cacciatore: uomo che pratica un hobby
Donna cacciatrice: una mignotta
Uomo amante: un playboy
Donna amante: una mignotta
Intrattenitore: un uomo socievole fabulatore e comico
Intrattenitrice: una mignotta
Uomo che ci sa fare: un uomo scaltro destro versatile
Donna che ci sa fare: una mignotta
Adescatore: un uomo che raccoglie al volo persone e situazioni
Adescatrice: una mignotta
Uomo molto disponibile: un uomo gentile
Donna molto disponibile: una mignotta
Uomo P.R: un uomo che lavora sodo (PR = Pubbliche Relazione)
Donna P.R: una mignotta (PR = Puttana Rateale)
AHO gira e rigira che strano.. sempre mignotte siamo !!!!!
Donna P.R: una mignotta (PR = Puttana Rateale)
AHO gira e rigira che strano.. sempre mignotte siamo !!!!!
Era il 20 settembre 1958 quando, con l’entrata in vigore della legge Merlin, in Italia venivano definitivamente chiuse le case di tolleranza. La serrata dei bordelli era diretta conseguenza dell’abrogazione della regolamentazione della prostituzione che, ereditata dalle varie legislazioni preesistenti all’Unità, era stata adottata dal neonato Regno d’Italia nel 1860.
Nonostante gli intenti originari di Lina Merlin, senatrice socialista e ideatrice della legge, fossero quelli di sferzare un duro colpo allo sfruttamento della prostituzione, la chiusura dei ‘casini’ ha sortito un effetto contrario ai suoi desideri, agevolando la pratica dello sfruttamento che poi, negli ultimi 10-15 anni, è esplosa grazie al fenomeno dell’immigrazione.
Dal 1948, anno in cui la Merlin presentò il suo primo disegno di legge, ad oggi, il numero stimato di prostitute è passato da 3mila a 70mila e la prostituzione è diventata un giro di affari miliardario a uso e consumo della criminalità organizzata. Le schiave del sesso, sfruttate dai loro aguzzini, non hanno alcuna tutela né giuridica né sanitaria, con conseguenze che possono essere devastanti per tutta la popolazione, visto che si parla di un giro di 9 milioni di ‘clienti’. Ma intanto è salva, secondo la formula ‘vizi privati e pubbliche virtù’ che tanto piace nel nostro Paese, la morale di uno Stato che non si sporca le mani a legiferare sul mestiere più antico del mondo. Come dice Mara Carfagna, ministra delle Pari opportunità e novella puritana, “Lo Stato non può sostituirsi allo sfruttatore in questo losco mercato”. E dunque, lasciamo le prostitute in balia di criminali senza scrupoli, magari malate e drammaticamente sole.
In piena ottica demagogico-bigotta, è stata proprio la ministra a proporre regole più ferree per la prostituzione in strada, ignorandone completamente, come se non esistessero, i drammatici retroscena. Imponendo alle prostitute un abbigliamento più ‘casto’, avrebbe risolto il problema delle lucciole metropolitane. L’importante è che la nostra vista, quando passeggiamo, non sia oltraggiata da seni e sederi in bella mostra. Ciò che comunque accade a una qualsiasi di quelle ragazze, che sembra aspettino l’autobus e invece sono in attesa del prossimo ‘acquirente’, non è materia su cui lo Stato debba intervenire.
Neanche l’argomento economico pare smuovere più di tanto le coscienze, eppure l’indotto per lo Stato sarebbe tutt’altro che irrilevante. Un guadagno per l’Erario e, contemporaneamente, una formidabile stoccata alla criminalità organizzata, con buona pace di principi morali che, la storia dell’umanità insegna, sarebbero sempre e comunque disattesi.
Ma qualcosa si sta finalmente muovendo, e ciò che più rincuora, da rami diversi del Parlamento.
Due le proposte in campo al momento. Lucio Malan, senatore del Pdl, propone un emendamento alla Manovra finanziaria e Donatella Poretti e Marco Perduca, senatori radicali, propongono sia un emendamento alla Manovra sia un disegno di legge.
I punti cardine delle proposte, molto simili, sono l’abrogazione della legge Merlin, il riconoscimento di servizi sessuali consenzienti e remunerati tra persone maggiorenni, il controllo sanitario delle persone e dei luoghi in cui si esercita, l’assoggettamento delle prestazioni al regime fiscale vigente per le libere professioni e la copertura pensionistica delle ‘lavoratrici’.
A questi, Malan aggiunge anche la tutela della libertà della persona che si prostituisce e l’obbligatorietà del preservativo nei rapporti mercenari.
Linee semplici e chiare, che partono da un principio scontato: chi si prostituisce per propria volontà lo farà sempre e comunque, qualsiasi sia la legislazione vigente in merito. Che lo faccia, allora, sotto tutela legislativa e sanitaria e che paghi le tasse allo Stato come un qualunque altro lavoratore.
E’ ovvio che la regolamentazione della prostituzione non sia la panacea del mercato nero del sesso. Ma questo è un problema italiano che va ben oltre il riconoscimento del ‘mestiere’: il lavoro nero prospera in ogni settore e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è lontano dall’essere abolito, almeno nel nostro Paese. Basti guardare ai recenti fatti di Rosarno per rendersene conto. Un Paese come il nostro, le cui attività economiche sono spesso controllate dalle organizzazioni mafiose, avrà sempre di questi problemi a meno che non si tolga alla criminalità organizzata il pane stesso di cui si nutre: la clandestinità. E questo vale per l’immigrazione, la prostituzione e il traffico di stupefacenti.
Ma non è solo il giogo criminale, e lo sappiamo bene, l’unica causa del lavoro nero. Una volta regolamentata la prostituzione, non ci sarà alcuna garanzia che le prestazioni si svolgano con debita ricevuta. Ma non è già così per mille altri mestieri, dal dentista all’idraulico passando per la collaboratrice domestica? Il problema del lavoro nero, per sfruttamento o per comodità, è generalizzato e appartiene a un’altra sfera, attenzione a non confonderle.
Per chi afferma, invece, che tassare la prostituzione significhi accettarla moralmente, riportiamo la replica dello stesso Malan: “Qualche anno fa abbiamo messo una sovrattassa sul materiale pornografico: vuol dire che lo riteniamo attività meritoria? Oppure: perché lo Stato non si fa problema alcuno nel gestire casinò e un numero imbarazzante di giochi d’azzardo – dal lotto, al gratta e vinci, alle macchinette mangiasoldi – che rovinano migliaia e migliaia di famiglie?”
Insomma, la morale conta poco. Esiste un problema enorme legato allo sfruttamento, uno, non meno rilevante, legato alla prevenzione sanitaria e uno legato all’ingente movimento di capitali clandestini. Dato per acclarato che la prostituzione esisterà sempre e comunque in barba a ogni possibile repressione, esiste altro modo per combattere efficacemente questi fenomeni se non la legalizzazione?
Nell’attesa della discussione parlamentare, attendiamo fiduciosi gli strali vaticani, ai quali seguiranno quelli politici dei quali la ministra Carfagna ci ha già dato un assaggio. O forse la Chiesa, troppo impegnata a leccarsi le ferite per il dilagante perdurare della piaga pedofilia, stavolta avrà almeno il buon gusto di farsi i fatti propri?



























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